L'esposizione mette in luce uno dei temi meno noti e più contrastati della vicenda artistica di Correggio, quello dei legami con Roma e l'antichità. Vasari riteneva indispensabile il viaggio iniziatico nella Roma classica, anche per la reinterpretazione del linguaggio classico di Raffaello e Michelangelo. Concordemente oggi si ritiene che Correggio andò a Roma verso il 1518/20, poiché nell'opera è dimostrata la ricezione attiva dell'antichità, l'assimilazione profonda di quella lezione.
L'”Allegoria della virtù” dalla Galleria Doria Pamphilj rappresenta la versione incompiuta dell'opera analoga eseguita da Correggio per lo studiolo di Isabella d'Este come pendant per l'”Allegoria del vizio” (entrambe al Louvre) ed è esposta per raffronto accanto alla “Verità svelata” di Bernini, dove la similitudine è evidentissima; di fronte a queste opere “moderne” la “Leda col cigno” dei Musei Capitolini sintetizza il tema della mostra: un modello che va al di là della semplice ispirazione formale, pur evidente nel gesto, nella figura e nell'atteggiamento del corpo. La naturale sensualità delle forme classiche della Leda viene infatti trasfigurata da Correggio per presentare qualcosa di straordinariamente nuovo ed impalpabile, la “verità naturale” di uno stato d'animo, di un sentimento. La capacità di Correggio nell'esprimere l'indefinibile complessità dei moti dell'animo non fu del tutto compresa dai contemporanei ma non sfugge a Bernini e agli artisti dell'epoca barocca, che aveva tra le finalità proprio la capacità di esprimere gli affetti comunicando attraverso il coinvolgimento dei sensi. E la Galleria Borghese non poteva essere cornice migliore, anche se i pannelli bronzei spatolati che isolano le opere in mostra dal contesto ricchissimo poco risaltano ed il catalogo non consente gli stessi raffronti, poiché mancano i dipinti non correggeschi e le statue antiche sono tutte riunite in fondo.
Correggio e gli affetti: oggi la chiameremmo psicologia, la qualità più riconoscibile nella sua pittura per l'abilità ad esprimere i moti e gli sguardi che circolano tra i personaggi delle composizioni e che li legano insieme in elegie sentimentali di grande impatto emotivo: vergini leonardesche con la testa reclinata, gli occhi partecipi, il gesto protettivo; la lezione di Raffaello nei gesti aggraziati e nel gioco di mani dei Bambino. Il “Matrimonio mistico di Santa Caterina” rappresenta l'apice dell'abilità a trattare lo scambio affettivo e le trame psicologiche.
Infatti nel Cinquecento il virtuosismo e la perizia sono valori pregnanti nel giudizio sull'abilità di un artista e Correggio è maestro nelle “difficultà”, in particolare nei capelli. Sono proposti confronti tra le deposizioni di Raffaello e Correggio (da San Giovanni Evangelista a Parma, cappella De Bono), oppure tra la “Testa di Cristo” e “Ritratto di uomo che legge” del nostro e la “Dama con l'unicorno” dell'urbinate. Notevoli “Giove e Io” dal Kunsthistorisches di Vienna e soprattutto la “Danae” della Galleria (gli “Amori di Giove” rappresentano uno dei vertici della pittura profana del Rinascimento, tra le opere più celebrate di Correggio). Nel “Ritratto di dama” dall'Ermitage la scritta “ΝΗΠΕΝΘΕΣ” all'interno della ciotola richiama l'Odissea ed alluderebbe allo stato vedovile della donna.
Imperdibili i disegni esposti: della triade rinascimentale Raffaello/Michelangelo/Correggio quest'ultimo non ha avuto mostre monografiche per la difficoltà di riunire le opere, mentre qui sono stati raccolti, oltre a moltissimi dipinti mobili, i disegni, tra cui quelli preparatori per le cupole di Parma, la sua impresa più vasta.
Correggio approda tardi ai temi erotici, verso il 1525, su commissione dei patroni mantovani. L'erotismo non è la nudità in sé né lo stimolo sessuale né tanto meno l'atto fisico, ma il coinvolgimento dei sensi che induce al peccato. Il pittore riproduce le conoscenze della statuaria antica, paradigma di corpi belli e vitali, e l'eredità leonardesca nella finezza delle espressioni sentimentali, mentre veneta è la tecnica nella stesura del colore e nella declinazione delle trame: il sesso viene stimolato parlando una lingua innocente. Antica e universale.
Roma, Galleria Borghese, fino al 14 settembre 2008, aperta da martedì a domenica dalle 9 alle 19 (lunedì chiuso), ingresso euro 11,50 comprensivo della Galleria, prenotazione obbligatoria allo 06.32810, catalogo Federico Motta Editore, sito internet www.mondomostre.it
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